Anastasia, il mistero dell’ultima zarina

Anastasia, il mistero dell’ultima zarina

Vediamo chi era Anastasia, la storia e il mito intorno al fatto che fosse sopravvissuta. Così come i film a lei dedicati.

Anastasija Nikolaevna Romanova, nota semplicemente come Anastasia, è la figlia dell’ultimo imperatore di Russia Nicola II e di sua moglie Alessandra. Nata a Peterhof il 18 giugno 1901, è la quartogenita di 5 figli: le sorelle maggiori Ol’ga, Tat’jana, Marija e il fratello Aleksej. Erede al trono e per questo chiamato in gergo russo zarevic. Investitura che non vedrai mai, visto che la famiglia Romanov fu uccisa dai bolscevichi il 17 luglio 1918, nei turbolenti anni della rivoluzione russa e ne furono anche occultati i corpi.

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Tuttavia, sia il carattere particolare di Anastasia, sia il fatto che i suoi resti non sono mai stati ritrovati, hanno alimentato il mito intorno a questa figura. Ispirando anche diversi film.

Strinse, come gli altri fratelli, un rapporto molto stretto con Rasputin, un asceta che si era accasato presso la cara reale nel 1915, fino all’assassinio avvenuto l’anno seguente. Rasputin ebbe una forte influenza sugli imperatori, pare, addirittura dettando le mosse nel corso della Prima guerra mondiale. Ed era solito frequentare le camere private dei loro figli, pure di notte. Per il disappunto dei domestici, contrariati dalla cosa, chiedendone anche l’allontanamento.

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Vediamo la storia di Anastasia e la leggenda intorno alla sua vita.

Chi è Anastasia

Come raccontato su Wikipedia, quando Anastasia nacque nel palazzo reale non ci fu certo giubilo e gran festa. Infatti, soprattutto il padre Nicola II, tutti attendevano finalmente un maschio dopo tre femmine. Cosa che accadrà solo dopo Anastasia, con il quinto figlio.

Ciò nonostante, la felicità fu tale che, per celebrare l’evento, l’imperatore concesse l’amnistia a tutti gli studenti imprigionati per aver partecipato ai moti di protesta di San Pietroburgo e Mosca l’inverno precedente, preludio di quanto accadrà qualche anno dopo. Non a caso, il nome Anastasia significa proprio “colei che rompe le catene“, così come “risurrezione“. Questo significato alimenterà ulteriormente il mito legato alla sua presunta sopravvivenza.

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Inoltre, Anastasia aveva anche dei soprannomi. Tra questi, ricordiamo Malenkaya, che significa “quella piccola“, e “shvibzik“, che in russo vuol dire “monella“. Il titolo reale era invece quello di Gran Duchessa, per quanto questo sia più un adeguamento a come nel resto d’Europa veniva chiamato il suo grado. Mentre in Russia era più precisamente “Gran Principessa” o “Principessa Imperiale“.

Per quanto concerne l’aspetto fisico, somigliava molto al padre nei lineamenti del volto, ed era paffuta e di bassa statura, con gli occhi azzurri e i capelli color biondo ramato.

Era molto legata a sua zia, la duchessa Olga, sorella di Nicola II. Tanto che, quando morì, diceva di sentire ancora la sua risata nella stanza. Andava molto d’accordo con le sorelle, tanto da formare un quartetto molto unito il cui nome prendeva le iniziali di tutte e quattro, per una sorta di squadra: OTMA. Sebbene i legami tra le due sorelle maggiori e le due sorelle minori fossero ancora più saldi.

Era però anche cagionevole di salute: soffriva di dolori cronici alla schiena e da alluce valgo in entrambi i piedi. Inoltre, era portatrice del gene dell’emofilia, con conseguenti disturbi della coagulazione del sangue.

Nonostante ciò, aveva una gran voglia di vivere e di apprendere. Amava vestirsi con colori vivaci. Inoltre, era una grande appassionata di recitazione, ma, soprattutto, di fotografia. E amava colorare le foto in bianco e nero, soprattutto con il suo colore preferito: il rosso.

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La storia di Anastasia

La vita tranquilla nel palazzo reale si interrompe bruscamente quando l’Impero russo entra nella Prima guerra mondiale, dopo aver trascorso la prima fase da neutralista. Durante la guerra una delle tante stanze del palazzo era stata adibita a ospedale dove venivano ricoverati i feriti, con le due sorelle maggiori di Anastasia che lavoravano da infermiere insieme alla madre, benché fosse regina. Ma anche lei e la terza sorella davano una mano malgrado la giovane età, per esempio intrattenendo i soldati ricoverati con letture, insegnando loro a leggere, ricamando, ecc.

Del resto, per quanto i titoli facessero pensare il contrario, vivevano già una vita contenuta e non troppo fastosa, condividendo le stanze. Dovevano loro stesse tenere le stanze in ordine. Inoltre, solo la domenica o nelle occasioni particolari si vestivano in modo più particolare.

La situazione peggiorò quando esplose la rivoluzione d’ottobre nel 1917, ordita dalla borghesia russa, per quanto fosse passata alla storia come proletaria e “dal basso“. Vissero diverse prigionie, prima separate poi riunite, durante le quali le 4 sorelle subirono anche abusi fisici dai carcerieri. La famiglia Romanov, una ventina di componenti in tutto, fu sterminata tra il 1917 e il 1919. L’intento dei bolscevichi era quello di evitare che in futuro potessero tentare di tornare al potere.

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I loro resti furono disseminati su più territori e per tutto il periodo dell’Unione sovietica non furono mai cercati. Si arriva quindi al 1994, quando furono ritrovati dei resti ad Ekaterinburg, località sulla parte orientale degli Urali. I risultati delle analisi del DNA hanno stabilito che si tratta effettivamente dei resti dei Romanov, sebbene mancassero 2 corpi. I quali furono poi ritrovati nel 2007, sempre nella regione degli Urali e gli esami del DNA confermarono che fossero di Marija e di Aleksej.

Ufficialmente, di fatti, i resti di Anastasia non sono mai stati ritrovati. Per quanto, comunque, in occasione del primo ritrovamento all’indomani della dissoluzione dell’URSS, gli inquirenti russi sostennero che alcuni corpi fossero stati cremati. Ciò ha alimentato comunque il mito che Anastasia fosse viva.

Anna Anderson era davvero Anastasia?

Tante le donne che, nel corso del ‘900, hanno affermato di essere Anastasia. Il caso che ha destato più dubbi in merito è stato quello di Anna Anderson, pseudonimo di Franziska Schanzkowski una donna polacca nata il 16 dicembre 1896, ricoverata a Berlino in un ospedale psichiatrico per un fallito tentativo di suicidio.

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Foto di Engin Akyurt da Pixabay

Un’altra donna ricoverata affermò che fosse la granduchessa Tat’jana, ma lei affermò di essere proprio Anastasija. Iniziò quindi una serie di battaglie legali e giornalistiche tra i sostenitori e i detrattori della tesi Anastasia. Nel 1968 si trasferì negli Usa con il nome di Alessija Romanov, convinta delle proprie origini reali, qui sposò lo storico John Eacott Manahan e visse in Virginia.

Dalla fine degli anni ’70 iniziò ad avere problemi di salute, fino alla morte avvenuta nel 1984 per polmonite.

I sostenitori che potesse essere davvero lei derivarono da presunte coincidenze anatomiche: in particolare, lo stesso colore degli occhi, la medesima altezza e una leggera deformità ai piedi. Il mito restò in piedi per circa dieci anni dalla sua morte, quando poi, nel 1994, analisi del DNA sulle sue ceneri smentirono definitivamente che ella fosse davvero Anastasia.

Il caso Ivanova Vasileva

Altre donne che sostennero di essere Anastasia furono Eugenia Smith, Magdalen Veres e Ivanova Vasileva. In particolare, quest’ultima ebbe anche un certo supporto da parte di alcuni storici.

Di lei sa solo che fu arrestata dai bolscevichi mentre tentava di fuggire in Cina. Durante la sua prigionia, trascorsa in più località, scrisse lettere in francese e in tedesco a Giorgio V del Regno Unito chiedendogli di aiutarla perché lei era sua “cugina” Anastasia. Poi cambiò versione, asserendo di essere la figlia di un commerciante di Riga, per poi ritrattarla e tornare a sostenere di essere l’erede degli Zar.

Alla fine, morì a Kazan’ nel 1971, internata in un ospedale psichiatrico. Nel suo caso, non ci sono test del DNA né alcun riferimento medico alla sua reale identità.

Film su Anastasia

La storia di Anastasia ha inevitabilmente ispirato diversi film. Il più noto è quello avente come protagonista Ingrid Bergman nel film Anastasia (1956) di Anatole Litvak. Il quale, tra l’altro, valse alla Bergman l’Oscar come migliore attrice nel 1957.

Non manca poi un film d’animazione, Anastasia, del 1997, diretto e prodotto da Don Bluth e Gary Goldman per la Fox Animation Studios. Un musical, che nella versione italiana vede coinvolta la cantante Tosca, all’epoca nel momento migliore della sua carriera.

Un altro film omonimo è giunto nel 2020.

Altre rappresentazioni culturali le troviamo in balletti teatrali, manga e anime, tra cui un episodio di Lupin III intitolato Lupin III – Il tesoro degli zar.

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