ALTRO CHE CAMORRA, GLI AMERICANI TEMONO L’ACQUA DEL RUBINETTO

LA MARINA MILITARE HA INVITATO LE ULTIME FAMIGLIE RESIDENTI A CASAL DI PRINCIPE E IN ALTRI COMUNI TRA CASERTA E NAPOLI A LASCIARE QUELLE ZONE

Altro che Casalesi. La Marina americana (U.S. Navy) teme principalmente l’acqua potabile che sgorga dai rubinetti. Le ultime 21 famiglie sono andate via a metà della scorsa settimana. E così sono quasi 60 le famiglie americane che negli ultimi dieci mesi hanno lasciato le loro case a Casal di Principe, in provincia di Caserta, su invito esplicito proprio della US Navy. Già nel 2008 una prima tranche era stata trasferita, a fronte dei dati poco confortanti sui valori dell’acqua potabile nella terra che ha dato i natali al clan dei Casalesi.


LO STATO DELL’ACQUA – La US Navy, seguendo le indicazione dei tecnici e degli standard di qualità dell’EPA – Agenzia ambientale degli Stati Uniti – ha monitorato per quattro anni le case abitate dagli americani (alcune centinaia) e l’ambiente (acqua, suolo, aria) a cavallo tra la provincia di Napoli e di Caserta, dove i suoi uomini fittano normalmente casa. Controllando almeno 400 tipi diversi di sostanze tossiche, ha verificato che in almeno tre zone (a Casoria, a Marcianise, nel comprensorio di Casal di Principe e Villa Literno) l’inquinamento, in particolare dell’acqua, supera gli standard di sicurezza stabiliti dalla legge americana. E, dunque, non sono abitabili. Gli inquinanti dell’acqua sono sia biologici (presenza di coliformi fecali, incluso E. coli), sia organici (in particolare tetracloroetilene), finanche inorganici (nitrati; metalli pesanti, come arsenico e piombo). In realtà, precisano, a essere inquinata non è l’acqua erogata dagli acquedotti pubblici. Bensì quella estratta da pozzi privati, autorizzati o illegali. Dunque, a essere contaminata è l’acqua di falda in quelle zone precise. Talvolta gli inquinanti escono anche dai rubinetti a causa di allacciamenti illegali alla rete pubblica. Ma tant’è: la situazione è a rischio. E dunque è preferibile andar via da alcune zone.

TROPPO SEVERI GLI AMERICANI O TROPPO LASSIVI NOI? – Ora, come bisogna leggere tutto ciò? Gli americani scappano e noi continuiamo ad abitare quelle zone, comprando l’acqua in bottiglia ma utilizzando tale acqua per l’igiene intima. Delle due, l’una. O gli standard Usa di accettabilità del rischio associato all’uso di acqua potabile sono troppi rigidi, o quelli italiani sono troppo tollerabili. Probabilmente, più la seconda. Fatto sta che tra le provincie di Napoli e Caserta c’è un territorio devastato, non solo dall’annosa emergenza rifiuti, ma anche e soprattutto, dalla pluridecennale questione dei rifiuti tossici e nocivi abbandonati nelle campagne. Rifiuti che sono giunti anche da Nord, come rivelano diverse intercettazioni. Con buona pace di Bossi, Calderoli, Borghezio e altri riluttanti leghisti.

(Fonte: L’Unità)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “ALTRO CHE CAMORRA, GLI AMERICANI TEMONO L’ACQUA DEL RUBINETTO”

  1. Scusa per l'o.t. Passo per augurarti una bellissima estate, visto che messo il mio blogghe in vacanza non mi resta che mettere anche la sottoscritta in vacanza!!!Un bacione e ci si rilegge a settembre!Ciau

  2. lo sai Luca ? In fondo se noi italiani siamo avezzi a tanta sporcizia come si conviene ai paesi del terzo mondo, di sicuro avremo degli anticorpi di tipo "mutante"che se non ci ammazzano ..scherzo,comunque ti assicuro che acqua a parte ,gli americani non sono più sani di noi,in case di amici che affittano stagionalmente ad americani universitari va fatta la disinfestazione da acari ogni volta che tornano in patria, non si capisce come,ma in sintesi lasciano su letti e divani una sorta di pulcette microscopiche che attaccano appena ci si siede.. Con questo non minimizzo le colpe del governo verso la pericolosa condizione delle falde nel territorio campano (e non solo) ma non mi faccio dire cornuta dal BUE u.s.a. 

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