Sabato sera, 20 agosto, Daria Dugina, a bordo del suo Toyota Land Cruiser, si stava dirigendo a Mosca dal villaggio di Zakharovo, dove si tiene il festival della Tradizione. Come ricostruisce Izvestija, suo padre, Alexander Dugin, ha tenuto una conferenza ai partecipanti al festival, mentre lei, che ha lavorato a lungo con suo padre, era presente come ospite d’onore.
Intorno alle 21:35 sull’autostrada Mozhayskoe vicino al villaggio di Bolshie Vyazemy, l’auto è esplosa a tutta velocità. Dopodiché si è fermata sul ciglio della strada, si è schiantata contro un edificio e ha preso fuoco. Secondo le autorità inquirenti, l’automobilista è deceduta sul colpo.
L’obiettivo, molto probabilmente, era suo padre, ideologo di Putin e dagli anni ’90 figura molto influente sui governanti russi. Tanto da essere ritenuto un Rasputin moderno, proprio come lo stregone che aveva una forte influenza sullo Zar Nicola II di Russia. In particolare dopo l’agosto 1915, quando quest’ultimo prese il comando dell’esercito nella prima guerra mondiale.
Chi era Daria Dugina
Daria Dugina (coniugata Platonova) era come detto la figlia del filosofo Alexander Dugin dal suo secondo matrimonio con la filosofa Natalya Melentyeva. Daria è nata a Mosca il 15 dicembre 1992. Si è laureata presso la Facoltà di Filosofia dell’Università statale di Mosca, nel 2015 ha completato i suoi studi post-laurea. Era un’osservatrice politica del Movimento Eurasiatico Internazionale, guidato da suo padre Alexander Dugin. Ha tenuto conferenze, ha lavorato molto nel giornalismo: in particolare, ha condotto un programma alla radio Komsomolskaya Pravda, ha ospitato il programma Our Point of View sul canale Tsargrad.
Fin dall’infanzia, Daria ha idolatrato suo padre, ha adottato e condiviso le sue opinioni. Durante gli studi presso l’Università statale di Mosca, si è formata presso l’Università di Michel de Montaigne. Preferiva non parlare della sua vita personale. Era sposata, dal marito portava il cognome Platonova. Amava la musica classica, suonava la chitarra e il flauto.
Parlava correntemente il francese e ha ripetutamente agito come esperta di politica francese. Una delle direzioni principali della ricerca scientifica di Dugina fu l’influenza delle idee dell’antico filosofo greco Platone sul mondo antico.
Chi è Alexander Dugin
Alexander Dugin è un filosofo, sociologo, politologo, personaggio pubblico russo, fondatore del movimento socio-politico del neo-eurasianismo. Leader del Movimento Eurasiatico Internazionale. Nel 2014 è stato nominato da Foreign Policy uno dei 100 pensatori globali del mondo moderno.
Come riporta La Stampa, Dugin è nato a Mosca il 7 gennaio 1962 in una famiglia fedele all’Ideale sovietico e ortodossa nell’appartenenza al, e nella devozione del, comunismo. La madre era una dottoressa, il padre un ufficiale del servizio segreto più segreto del mondo: il Kgb.
Al centro del suo pensiero, accanto alla lotta al liberalismo, c’è l’Eurasia. Dugin è ritenuto appunto fomentatore dell’ideologia ultranazionalista «eurasiatica» – bollata come «fascismo russo» – che ispira la politica estera ritenuta dagli occidentali «imperialista» di Vladimir Putin, e quindi sostiene fortemente anche l’invasione dell’Ucraina.
E’ sotto sanzioni internazionali dal 2015, come «ideologo» dell’annessione della Crimea alla Russia. E’ stato anche espulso dall’Università statale di Mosca per le sue idee sul Donbass. In particolare, per il suo appello a «uccidere, uccidere, uccidere» gli ucraini in seguito agli scontri di Odessa del 2 maggio in cui gruppi neonazisti bruciarono vivi oltre 40 filo russi.
Chi ha ucciso Daria Dugina?
La Russia potrebbe non stare a guardare. Certo, Dugin non ha ruoli politici, ma la morte di sua figlia è un mancato attentato, visto che la macchina era sua e la figlia Darya solitamente guidava la propria. Certo, strano che proprio quando su di essa sono stati piazzati degli ordigni, l’uomo abbia deciso di non usarla. Una straordinaria coincidenza o c’è stato un preavviso all’ultimo minuto?
Certo, è impensabile che un padre lasci poi morire la figlia. Per quanto il personaggio sia discutibile agli occhi degli occidentali. Kiev ribadisce la propria estraneità ai fatti, ma potrebbe appunto trattarsi di estremisti non governativi, una formazione nazionalista ucraina, spinta dalle idee estreme dell’ideologo che spingono per una sopraffazione russa. Sostenute fortemente appunto dalla figlia. Che ha pagato con la vita per questo.
Non da escludere del tutto la stessa mano interna russa, per esacerbare il conflitto o per spingere verso una sua risoluzione. Non è la prima volta che personaggi vicini a Putin, ora a favore, ora contro, siano stati uccisi in modo sospetto e fin troppo ingenuo per essere state morti volute dal Cremlino. Proprio per colpire indirettamente il presidente.
O, in ultima istanza, una manina internazionale. Per colpire “simbolicamente” i russi e le loro idee, o sempre per acuire la crisi tra i due paesi. Ormai non ci si deve più meravigliare di nulla.