Vediamo come funziona la riforma per l’abolizione del Test d’ingresso alla Facoltà di Medicina, quando entra in vigore e le critiche.
Da tempo si parla dell’abolizione del Test per entrare all’Università di Medicina, per ovviare alla crescente carenza di personale medico e perché ritenuto eccessivamente severo nella selezione in entrata. Sotto il fuoco delle critiche anche il contenuto dei Quiz, spesso ritenuto fuorviante rispetto al contesto. Più giusto, sostengono i critici, sarebbe una selezione darwiniana degli studenti, basata sulla loro costanza e bravura nel corso degli studi che premierebbe alla fine i migliori.
Il Governo Meloni sta lavorando all’abolizione del Test di Medicina, con tanto di riforma presentata dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini.
Vediamo di seguito come funziona l’abolizione del Test di Medicina della riforma Bernini, quando dovrebbe partire e perché viene criticata.
Come funziona la riforma Bernini per l’abolizione del Test di Medicina
Come riporta Il fatto quotidiano, la riforma Bernini riguarda i corsi di laurea in medicina, odontoiatria, protesi dentaria e veterinaria. Si compone di 11 articoli.
Tra le principali novità, troviamo il fatto che il tradizionale Test d’ingresso per l’Università di Medicina sarà sostituito dalla possibilità per tutti di iscriversi a un primo semestre, il quale non prevede obbligo di frequenza e sarà ripetibile fino a tre volte per ovviare a una questione logistica e didattica, visto che parliamo di facoltà abituate a un numero limitato di studenti. Mentre con la riforma sarebbero oltre 70mila ogni anno.
In questi sei mesi, gli studenti frequenteranno tre corsi comuni all’area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. Dopodiché andranno avanti soltanto gli studenti che riusciranno a posizionarsi nella graduatoria nazionale, superando un esame sulle tre materie fondamentali.
Di fatto, il test d’ingresso resta, viene solo rinviato. Tuttavia, a difesa della bontà della riforma che porterebbe il suo nome, la ministra Bernini assicura che ci saranno oltre 30mila ingressi in più in sei anni rispetto agli attuali.
Da valutare anche quali saranno le materie della prova, mentre il semestre, di fatto, durerà solo 3-4 mesi.
Ancora, chi non dovesse riuscire ad entrare nel corso di laurea di medicina potrà ripiegare su un’altra facoltà affine, conservando i 18 crediti formativi ottenuti nel semestre filtro. Il corso alternativo dovrà essere indicato già in fase di iscrizione, così come dovranno specificare già l’Università dove intendono continuare a studiare medicina nel caso venissero ammessi.
La riforma riguarderà solo gli atenei pubblici che offrono corsi di medicina in lingua italiana. Mentre gli atenei privati e con lezioni in inglese possono continuare a usare il Test così com’è.
Quando entra in vigore l’abolizione del Test di Medicina
I tempi per la sua attuazione, in realtà, non sono proprio ravvicinati.
La riforma è contenuta nella legge delega 26/2025 ed è stata approvata in via definitiva l’11 marzo scorso 2025. Tuttavia, si tratta solo di un avvio dell’iter. Il governo, infatti, avrà ora 12 mesi di tempo per adottare tutti decreti necessari alla concreta applicazione della misura.
Il decreto legislativo dovrà passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari competenti, che avranno 30 giorni per esprimere il loro parere. Solo dopo potrà tornare a Palazzo Chigi per ottenere un ok definitivo. Sono previsti 60 giorni per l’emanazione dei decreti ministeriali.
Dunque, se tutto fila liscio senza intoppi, si potrebbe vedere l’abolizione del test di Medicina della riforma Bernini a partire dall’anno accademico 2026/27.
Critiche principali all’abolizione del Test di Medicina
Veniamo infine alle critiche principali mosse contro la riforma per l’abolizione del Test di Medicina.
Per le associazioni di categoria, la riforma avrà un effetto opposto sugli studenti: ne aumenterà lo stress, i costi, le disuguaglianze e le incertezze per il futuro. Ritengono che la riforma non farà altro che posticipare il Test di 6 mesi.
C’è poi il problema disoccupazione: l’aumento del numero totale degli studenti porterà, a partire dal 2032, ad avere circa 60mila medici in esubero rispetto al fabbisogno del Sistema sanitario nazionale. Il che provocherà un altro fenomeno distorto: il fatto che gli aspiranti medici saranno spinti ad accettare contratti al ribasso, con il conseguente crollo della qualità delle prestazioni.
In Francia, denunciano sempre le associazioni di categoria, un meccanismo simile fatto di iper competitività e incertezze, sta provocando negli studenti disturbi psichiatrici come la sindrome di burnout e la depressione.
Infine, la riforma per l’abolizione del Test di Medicina non porterebbe a una selezione basata sul merito. Infatti, a incidere sulla graduatoria finale dovrebbe anche essere la media voti ottenuta dal singolo studente durante il “semestre filtro“. Ciò significa mettere il futuro degli aspiranti medici nelle mani dei docenti esaminatori. Pertanto ad effetti distorti come più possibilità per chi fa l’esame con docenti “larghi di maniche” rispetto a chi li sostiene con docenti più severi.
Per non parlare del solito problema delle raccomandazioni, come noto piuttosto presente in un mondo baronale come quello medico.
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